domenica 8 settembre 2013

Sasso Marconi: la storia di Palazzo Rossi al vaglio degli studiosi. La rivista Al Sas ha portato 'in società' l'ultimo nato.



Palazzo De Rossi

L’antico Palazzo De’ Rossi, sede in questo fine settimana della tradizionale Fira di Sdaz, nasconde tuttora una storia inesplorata che merita un approfondimento per far luce sull’assetto di un’area, quella di Pontecchio, tra le più belle della valle del Reno e della cintura bolognese.

Pier luigi Pirazzino a sinistra e Romano OstiOsti
La particolarità è stata resa nota dallo studioso ricercatore Pier Luigi Pirazzini, durante la conferenza sulla storia del complesso monumentale che si è tenuta proprio all’ombra dei merli del Castello nella prima giornata della Fiera e in occasione della presentazione dell’ultimo numero della rivista ‘Al Sas’ edita dal Gruppo di Studi Progetto 10 Righe che ha già trattato l’interessante argomento in una delle ultime pubblicazioni. 
Pirazzini, che ha fatto impegnative ricerche d’archivio sulla genesi del complesso, ha potuto appurare che tutta la struttura che oggi vediamo non fu realizzata dal Conte Bartolomeo Rossi intorno al 1450 come finora si è creduto ma il Rossi
Una stampa di Palazzo Rossi
acquistò, intorno a quegli anni dai fratelli Giorgio e Filippo Manzoli, un complesso di edifici preesistenti costituito da un mulino(detto il mulino da Paino, come si chiamava allora la zona), un corpo di canalizzazione con ruote e parature che attingendo l’acqua dal Reno la portava al mulino, grandi case poste intorno (forse l’attuale borgo), con una colombaia (che è stata recentemente ristrutturata e che ospita tuttora l’orologio con il meccanismo),il pozzo (anch’esso ben visibile al centro del borgo), il forno, l’orto e il frutteto con una fontana e un’area libera intorno.


Giorgio Pratellini
In seguito Rossi ampliò tutto l’esistente, realizzando un palazzo signorile, merlato, l’attuale Palazzo Rossi. Anche su questo Pirazzini però ha avanzato dubbi poiché Giorgio Manzoli, il precedente proprietario, fu artefice di un  altro splendido castello merlato, nei pressi di Minerbio, tuttora esistente e quindi poteva aver già costruito qualcosa di merlato anche nella proprietà di Pontecchio, vista la sua passione per i palazzi con merli.
Alla conferenza ha partecipato anche l’architetto Romano Osti che ha curato gli ultimi importanti interventi di restauro e assestamento, al quale è stato chiesto se durante i lavori si fossero trovate importanti scoperte che potessero fornire  ulteriori notizie sulla antica costruzione. L’architetto ha riferito che in effetti durante gli scrostamenti degli intonaci ammalorati del muro di cinta sono venute alla luce parti di  pitture di colore simile a quelli della colombaia. Anche il tetto è stato risistemato nel rigoroso rispetto della architettura dell’epoca.

Da sin. l'assessore  Adriano Dallea, Sabrina Carlini e  Paolo Michilini 
L’interessante trattazione dei due esperti è stata preceduta dall’intervento della vicepresidente del Gruppo di Studi 10 Righe Sabrina Carlini che ha illustrato tutte le iniziative recenti e future dell’associazione e da quello di Giorgio Pratellini, socio del Gruppo di Studi Savena Setta  Sambro, che ha parlato delle attività della sua associazione. 




Ha condotto l’incontro di presentazione Paolo Michelini che ha dato la parola a Manuela Righi, autrice di uno degli articoli dell’ultimo numero (il 27°) della rivista Al Sas. La Righi ha raccolto i ricordi del padre, Martino, partigiano della Stella Rossa, testimone nel lontano 1943-44 di molte
Manuela Righi illustra il suo racconto.
delle vicende legate alla Resistenza. In particolare una legata proprio a Palazzo Rossi che all’epoca dell’occupazione tedesca ospitava un ospedale militare. I tedeschi, ha raccontato, nella convinzione di offrire un pasto molto apprezzabile , avevano preparato la pasta condita con lo zucchero, piatto invece inaccettabile per gli italiani.  





Stefano Muratori
Stefano Muratori di Marzabotto ha poi parlato del suo articolo con l’ipotesi sulla morte di don Fornasini, uno dei sacerdoti uccisi a Monte Sole, la cui fine ancora presenta dei lati oscuri.  Grazie all’amico Gian Paolo Frabboni, Muratori è entrato in possesso della relazione dell’allora segretario comunale di Marzabotto al Prefetto sui fatti di Monte Sole immediatamente dopo l’eccidio e di altre importanti documentazioni. Dalla valutazione di questi è giunto alla convinzione che il sacerdote fu ucciso dai tedeschi perché testimone scomodo per  la  considerazione di cui godeva. E’ noto infatti che le autorità tedesche subito negarono l’eccidio. Radio Londra però diede informazione dell’operazione delle SS ai danni della popolazione inerme. Anche il Governo italiano di Salò, a seguito delle trasmissioni di Radio Londra, volle saperne di più e richiese informazioni a Bologna. A questa richiesta  il 12 ottobre ( la strage di Monte Sole era terminata il 3 ottobre) l’ambasciatore tedesco impose al Resto del Carlino la ‘famosa nota’ in cui si negava l’eccidio. Il 13 ottobre i Tedeschi uccisero don Fornasini poiché ritenuto l’unico capace di smentirli e  di essere creduto.
Gianpiero Boschini
Interessante anche l’articolo di Gianpiero Boschini in cui  ipotizza la presenza di tombe etrusche a Rio Conco di Sasso Marconi. La conformazione del terreno, con grotte naturali che penetrano nella cintura  montagnosa del rio, dava agli Etruschi una situazione ideale in linea con le loro convinzioni religiose. L’autore dell’articolo ha lanciato un invito agli esperti e agli studiosi perché indaghino nella direzione da lui indicata.
Infine Bruno Capri ha parlato della singolare esperienza dei ‘Ragazzi dell’Isola’, di cui egli faceva parte, che intorno agli anni settanta scelsero di vivere in comunità condividendo ideali, impegno sociale e civile e la gestione di un fondo agricolo. Di questa esperienza è stato realizzato un cortometraggio, curato da alcuni figli dei ragazzi di allora, che è stato già proiettato con successo al cinema teatro di Sasso Marconi.  

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