mercoledì 26 novembre 2014

Imu dei terreni, in 2mila Comuni addio all'esenzione totale.




Un lettore ha inviato questo articolo di Gianni Trovati de Il Sole 24 Ore.

L'esenzione Imu per i terreni è destinata a rimanere solo in 1.578 Comuni, invece dei 3.524 attuali: altri 2.568 saranno invece caratterizzati da un'esenzione parziale, limitata ai coltivatori diretti e agli imprenditori agricoli professionali. Negli altri Comuni, invece, pagheranno tutti. Sono questi gli effetti della bozza di decreto preparata dal ministero dell'Economia per rivedere la disciplina Imu sui terreni, che oggi esclude dall'imposta tutti i proprietari di beni che si trovano nelle zone classificate come «montane» dall'Istat.

La decorrenza
Effetti che si sentiranno già quest'anno, perché i contribuenti che perderanno il bonus dovranno pagare entro il 16 dicembre l'Imu relativa a tutto l'anno: un bel problema per i proprietari, ma anche per i Comuni che si vedranno tagliare il fondo di solidarietà in cambio di nuovo gettito tutto da recuperare (si veda l'articolo qui a fianco). Al decreto il ministero ha lavorato da tempo, e ora il testo è pronto per la pubblicazione sulla «Gazzetta Ufficiale» e quindi per l'entrata in vigore. La mossa, peraltro, è in ritardo (il termine, ordinatorio, era fissato dalla legge al 22 settembre scorso) ed è sempre più urgente per le casse dello Stato, perché dalla sua attuazione dipende l'incasso di una somma «non inferiore a 350 milioni di euro» già messi a bilancio dal decreto di aprile sul «bonus Irpef».

La norma di base
Proprio da lì (articolo 22, comma 2 del Dl 66/2014) nasce tutta la questione: nella articolata ricerca delle coperture per il bonus da 80 euro, il Governo ha pensato di recuperare appunto 350 milioni dalla revisione delle regole Imu sui terreni, che oggi in pratica escludono dal pagamento mezza Italia. Per attuare questa previsione, il provvedimento preparato dall'Economia distingue i Comuni in tre fasce, sulla base della loro altitudine misurata al centro del territorio comunale e certificata dall'Istat: l'esenzione totale per i terreni, secondo questa previsione, sarebbe destinata a rimanere in vigore solo nei Comuni con altitudine superiore ai 600 metri, il bonus sarebbe invece limitato a coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali nei Comuni con altitudine compresa fra 281 e 600 metri, mentre fuori da questi casi tutti i proprietari sarebbero chiamati a pagare l'imposta. La regola modifica drasticamente il quadro attuale, che contempla Comuni «interamente montani» (tutti esenti), Comuni «parzialmente montani» (con terreni esclusi dall'Imu solo nelle zone considerate montane) ed enti «non montani».

Gli effetti
Qualche esempio può aiutare a capire gli effetti: tra i Comuni «parzialmente montani» destinati a perdere completamente l'esenzione si incontrano per esempio Roma, Parlermo, Bologna, Messina e Trieste dove parte del territorio comunale è oggi classificata come montana e quindi ha finora garantito l'esclusione dall'Imu dei terreni. Trento, Foligno, Carbonia e altri 567 Comuni, oggi etichettati come «interamente montani» dall'Istat, registrano un'altitudine al centro inferiore ai 281 metri, e quindi i loro terreni rientreranno nell'ambito di applicazione dell'Imu. Per far partire questo cambio di regole, come detto, manca ormai solo la pubblicazione del decreto sulla «Gazzetta», indispensabile per far quadrare i conti del bilancio statale. I tempi, però, sono davvero strettissimi, perché alla scadenza dei termini per il saldo Imu mancano ormai solo 19 giorni lavorativi: la concreta attuazione della norma, insomma, rappresenterebbe l'ennesima deroga plateale allo Statuto del contribuente.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bravissimi...continuate a cacciare i montanari,meno montanari più frane, così avrete più finanziamenti per il dissesto idrogeologico da affidare alla lobby della protezione civile,oppure per le perforazioni da idrocarburi, il fracking, la caccia professionale agli ungulati, promossa dalle politiche di sviluppo della filiera che promuove la carne del selvatico nei ristoranti come prodotto di origine territoriale e protetta, bravissimi tassate, tassate,tassate, e a chi non ha i soldi per pagare ESPROPRIATE che tanto gli italiani non meritano di meglio.