giovedì 27 aprile 2017

L'ultimo saluto a Pietro Vicinelli, l'apostolo dell'Appennino.

Pietro è andato a casa. E noi siamo in cammino”, ha detto don Antonio, parroco di Calvenzano, nell'omelia di suffragio di Pietro Vicinelli, deceduto dopo essere stato colpito da un male incurabile. 
Ha ricordato l'amico scomparso e la sua convinta attività per il recupero delle alimentazioni genuine locali, per la salvaguardia dell'Appennino finalizzata a riportarlo alla produttività agricola per la quale utilizzare anche le 'sementi antiche'. “Questa ricerca della vita vera e delle cose vere lo avvicinava a Dio. Pietro ha amato tanto i suoi fratelli , i figli di Dio”, ha ricordato ancora il sacerdote. 

Certo erano in tanti a dargli l'ultimo saluto. Tanti da riempire la piccola chiesa di Carbona e affollare il sagrato fuori. Tutti lì per l'apprezzamento alla persona e al suo convinto apostolato per la rinascita dell'Appenino. In tanti, in modo semplice, come era semplice Pietro nel suo propagandare nuove iniziative, come la coltivazione del farro, della mela rosa romana, dell'allevamento del bestiame di 'razze singolari'. Apostolo spesso incompreso, cozzava contro una realtà scoraggiante, ma sempre senza perdersi d'animo. L'Appennino ha perso da tempo i suoi operatori, portati via dalla proposta industriale del dopoguerra e il loro posto è stato occupato dagli animali selvatici, competitori voraci dell'agricoltore. Troppo spesso la sua 'propaganda' cadeva quindi nel vuoto. Ma lui non mollava mai. Forse continuerà anche da lassù a prodigarsi per questo piccolo meraviglioso fazzoletto abbandonato e stanco.

Oggi comunque Pietro ha avuto il riconoscimento dei suoi conterranei. Il suo sogno era il sogno di tanti e chissà che il futuro non riservi piacevoli sorprese. Da dove è ora se ne compiacerà certamente.

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